Tumore all'ovaio: l'80% delle diagnosi è in stadio avanzato
Otto donne su dieci colpite da cancro all’ovaio ricevono la diagnosi quando la malattia è in fase avanzata. In questo stadio fino all’80% delle pazienti presenta una ricomparsa della patologia entro i primi due anni dalla fine dei trattamenti.
E' quindi fondamentale incrementare il numero di diagnosi tempestive che possono avvenire durante i controlli ginecologici di routine.
Attualmente, il tumore all'ovaio è individuato in fase iniziale solo nel 10% di casi.
Solo quando è in fase avanzata si manifesta chiaramente attraverso perdita di appetito e problemi digestivi, gonfiore o dolore addominale, stitichezza, diarrea e dolore nella regione lombare.
Anche per questo motivo, i tassi di sopravvivenza registrati per la neoplasia dopo cinque anni sono ancora relativamente bassi.
Oggi il 39% delle donne riesce a sconfiggere il tumore all'ovaio contro l’87% registrato nel tumore alla mammella.
Nel 2017 in Italia sono previsti 5.200 nuovi casi di tumore dell’ovaio, pari al 3% di tutte le neoplasie femminili.
Il carcinoma ovarico rappresenta il 30% di tutti i tumori che colpiscono l’apparato genitale delle donne.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’età e l’infertilità sono tra i principali fattori di rischio, mentre la pillola contraccettiva svolge un effetto protettivo che varia in base alla durata dell’assunzione.
E’ anche necessario seguire sempre stili di vita sani, limitare l’assunzione di grassi a tavola, non esagerare con l’alcol e tenere sempre sotto controllo il proprio peso.
Infine, il cancro all'ovaio è una malattia influenzata da fattori ereditari: fino al 10% di tutti i casi è dovuto all’alterazione di due geni, BRCA-1 e BRCA-2. La presenza di queste mutazioni può favorire l’insorgenza di un cancro sia all’ovaio che al seno.
Secondo Nicoletta Colombo, Ginecologia oncologica medica dell'Istituto Europeo di Oncologia ( IEO ) di Milano, quando la neoplasia presenta una recidiva il bisogno terapeutico delle pazienti è ancora largamente insoddisfatto.
Le donne sono, di solito, sottoposte a diverse linee di chemioterapia ma l’efficacia del trattamento si riduce progressivamente.
In assenza di cure risolutive è fondamentale poter offrire una terapia di mantenimento in grado di arrestare o rallentare la progressione della patologia e prolungare gli intervalli liberi da chemioterapia.
Gli anti-PARP sono in grado di inibire i meccanismi che riparano il DNA nelle cellule neoplastiche dell’ovaio. Queste terapie hanno dimostrato di aumentare significativamente la sopravvivenza libera da progressione. ( Xagena_2017 )
Fonte: AIOM, 2017
Xagena_Medicina_2017