L’aggiunta di Durvalumab e Olaparib alla terapia standard permette di ritardare la progressione del tumore all'ovaio, senza mutazione BRCA, nella forma avanzata


Non esiste un metodo che permetta di individuare il cancro all'ovaio nelle fasi iniziali, quindi oltre i due terzi delle pazienti riceve la diagnosi quando già la malattia è avanzata, e spesso va incontro a delle ricadute.

Nello studio di fase 3 DUO-O le pazienti sono state divise in tre gruppi: il primo ha ricevuto la sola terapia standard, composta da Paclitaxel / Carboplatino e Bevacizumab, più Bevacizumab come mantenimento; il secondo ha ricevuto anche Durvalumab sia nella prima fase di trattamento sia in quella di mantenimento; rispetto al secondo gruppo, il terzo ha ricevuto anche Olaparib come mantenimento.

E' stato osservato un miglioramento della sopravvivenza libera da malattia nelle pazienti del terzo gruppo, soprattutto nelle donne con un difetto della capacità di riparazione del DNA, denominato deficit di ricombinazione omologa.
La riduzione del rischio di progressione per queste donne è stata del 51% mentre è stata del 37% per l'intero gruppo.

Durvalumab ( Imfinzi ) è un inibitore di checkpoint immunitario anti-PD-L1 e Olaparib ( Lynparza ) è un inibitore di PARP.

Il tumore alle ovaie rappresenta la principale causa di morte per tumore ginecologico e la quinta per tumore nella popolazione di sesso femminile nei Paesi sviluppati.
Ogni anno si stima che siano diagnosticati in Europa 65.000 casi, dei quali oltre 5.000 in Italia.
Solo il 20% dei casi viene scoperto nelle fasi iniziali; quando il tumore viene individuato in fase tardiva la probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è solo del 30%. ( Xagena_2023 )

Fonte: 2023 Annual Meeting ASCO ( American Society of Clinical Oncology )

Xagena_Medicina_2023